La Madonna della Quercia

Nel lontano 1417 Battista Juzzante, fabbroferraio viterbese, fece dipingere su di una tegola, da m° Martello detto Monetto, una immagine della Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù; la Madonna, con veste rosseggiante e manto celeste, sorregge col braccio destro e cinge con il sinistro il Divino Figliolo, vestito con una tonachina tra il bianco ed il giallo. La Madonna della Quercia M°. Monetto – sec.XV.
Il Bambino tiene nella mano destra una rondinella ed appoggia la sinistra sul petto della Madre alla quale rivolge lo sguardo, quasi a voler indicare il desiderio del Figlio di voler esaudire tutte le richieste della Madre.
Battista appese la tegola su di una quercia, che stava ai bordi di una sua vigna, accanto alla strada che da Viterbo andava verso Bagnaia.
Lì rimase per circa 50 anni, senza che nessuno le prestasse attenzione; solamente alcune donne, che Le passavano davanti quando si recavano in città per i loro affari, si fermavano per dire qualche orazione, lasciare dei fiori e sistemare un piccolo tabernacolo naturale che una vite selvatica, abbarbicata alla quercia, aveva fatto.
Nel mese di luglio del 1467, un Cavaliere viterbese, che in città aveva numerosi nemici, fu da quelli sorpreso fuori le mura solo e disarmato; l’uomo, non sapendo come fronteggiare il pericolo, si diede alla fuga in mezzo ai boschi che circondavano Viterbo.
Stanco e disperato, mentre ormai era vinto dalla stanchezza, scorse sopra la quercia la Sacra Immagine di Maria; si gettò, allora, ai piedi dell’albero e, abbracciandone con gran fede il tronco, mise la propria vita nelle mani della Madre Celeste .
I nemici, giunti sotto l’albero, non lo videro anche se lo sfiorarono ripetutamente; dopo aver fatto ricerche accurate, stanchi e delusi se ne andarono.
Il Cavaliere, ringraziata la Madonna, rese pubblico a Viterbo il miracolo ricevuto.
Sempre nel 1467, durante i mesi estivi, tutta l’Etruria Meridionale fu colpita dal più grande flagello di quei tempi: la peste.
In ogni luogo vi erano morti; nelle strade solo pianto e lamenti .
Molti, come richiamati da una voce misteriosa, ricordando il miracolo del Cavaliere viterbese, accorsero sotto la quercia ad invocare la Madonna, che subito venne chiamata ” Madonna della Cerqua”.
Niccolò della Tuccia, storico viterbese, presente al fatto perché in quel periodo era uno dei priori della città, scrive nei suoi ricordi che in uno stesso giorno, il 30 di agosto, 30.000 persone accorsero a Campo Graziano, si chiamava così il luogo ove sorgeva la quercia, a chiedere alla Vergine la salute e la liberazione dalla peste; erano abitanti di Montefiascone, Caprarola, Carbognano, Bassano, Soriano, Civitella, Bagnaia, Bomarzo, Vetralla, Lugnano, Canepina, Vitorchiano, Roncoglione, Tuscania e Viterbo.
In quei giorni la peste cessò, ” … mirabil cosa che sole essere nel tempo di morìa lulglio et agosto moltiplicha el morbo e in quel tempo venne mancho”, scrive sempre Niccolò della Tuccia.
Gli abitanti della Tuscia si accorsero del prodigio ed organizzarono un grandiosa processione che, il 20 settembre, portò a Campo Graziano, a ringraziare e venerare la Madonna della Quercia, circa 40.000 persone; ritornarono tutti gli abitanti di Viterbo e di molte cittadine dell’Alto Lazio con i loro sacerdoti, i frati, le confraternite ed a loro si accodarono i mercanti di Narni, tutto il popolo di Proceno, quello di Farnese, quello di Orte e di Giove.

Molte furono le offerte per cui si decise di costruire un altare ed una cappellina di tavole; successivamente, il 22 ottobre del 1467, da papa Paolo II, che aveva mandato il suo segretario, il vescovo Michele Canensi, a vedere di persona di cosa si trattava, venne l’autorizzazione a costruire una piccola chiesa.
In un primo tempo la custodia della chiesetta fu affidata ai frati laici Gesuati che, non potendo amministrare i sacramenti, furono sostituiti, nel 1469, dai padri Domenicani.
Le offerte continuavano ad affluire con la moltitudine delle genti; si decise perciò di fare una grande chiesa che, progettata da Giuliano da Sangallo, si iniziò a costruire nel 1470.
Nel 1478, Ambrogio da Milano e Nicolò di Antonio da Viterbo iniziarono la costruzione del maestoso campanile , terminato nel 1484.
Il Papa Sisto IV , nel 1480, si recò ad implorare l’aiuto della Vergine della Quercia nella magnifica costruzione ,sorta a Campo Graziano.
La Chiesa, da quel momento in poi, per oltre 3 secoli, diventò il principale Santuario Mariano dello Stato Pontificio.
Andrea Bregno, nel 1490 scolpì il magnifico tempietto, in marmo di Carrara, realizzato per sostituire l’edicola in legno dove era custodita la quercia con la Sacra Tegola.
Successivamente, anche per l’incremento che diedero ai lavori ed alla devozione alla Madonna della Quercia i frati della Congregazione di San Marco, discepoli del Savonarola, arrivati alla Quercia nel 1496, tutto il complesso raggiunse lo splendore attuale.
Nel 1507 , Andrea della Robbia eseguì le tre lunette, di terracotta invetriata, soprastanti le porte della chiesa; la centrale è una delle più belle opere realizzate da Andrea.
Fra Bartolomeo della Porta e Mariotto Albertinelli realizzarono, nel 1515, il quadro della Incoronazione di Maria, opera lasciata incompiuta e terminata nel 1544 da fra Paolino da Pistoia.

Nel 1577, il cardinale Giovanni Francesco Gambara, vescovo di Viterbo , consacrò solennemente la chiesa, dopo che il S.Pio V aveva proclamato la Madonna della Quercia protettrice dell’Armata Cristiana che , nel 1571, aveva sconfitto la flotta turca a Lepanto.
La devozione alla Immagine della Vergine dipinta su tegola, si allargò a macchia d’olio, grazie a tanti eventi straordinari, che continuamente accadevano ai piedi della quercia, e all’ordine Domenicano; arrivò anche in regioni lontane sia europee che extraeuropee.
Padre Enrico Lacordaire, nel 1842, volle la Madonna della Quercia protettrice dell’Ordine Domenicano Francese e ne fece fare una copia dal carissimo amico pittore francese fra G. Bessòn, copia che portò con sé a Nancy, sede del primo convento domenicano riaperto dopo la rivoluzione francese.
Nel 1867, papa Pio IX proclamò la chiesa della Quercia Basilica; nel 1873 lo Stato Italiano prese Viterbo, Basilica di S. Maria della Quercia – Internopossesso del monumento che subito fu dichiarato ” Nazionale”.
In molti paesi vennero erette chiese, cappelle o edicole in onore della Madonna della Quercia: a S. Martino al Cimino, Bassano in Teverina, Gradoli, Villa S. Giovanni in Tuscia, Barbarano, Montefiascone, Montebello di Tuscania, Veiano, Soriano, Corchiano, Grotte di Castro, Bomarzo, Marta, S.Angelo, Lubriano, Allumiere,Valentano, Latera, Carbognano, Sora, Roma, Cascia, Poggio Moiano, Arrone, Norcia, Narni, Concerviano, Onelli, Gavelli, S. Angelo in Mercole, Terracina, Eggi, Morrovalle, S. Fele, Alatri, Montefortino, Fucecchio, Cerreto d’Esi, Montefortino, Prato Sesia, Berceto, Ascona, Nancy… e in tanti altri posti dove la devozione popolare e i padri domenicani portarono copie della sua Immagine.
Molti sono i santi che hanno avuto per la Madonna della Quercia una grande devozione:
Filippo Neri, Carlo Borromeo, Ignazio di Lojola, Paolo della Croce, Giacinta Marescotti, Lucia Filippini, Rosa Venerini, Lucia da Narni, Colomba da Rieti, Camillo de Lellis, Angelo Orsucci, Domenico della Madre di Dio, Crispino da Viterbo, Massimiliano Kolbe, Vincenzo Strambi, Lorenzo Salvi, José Maria Escrivà, Giacinto M. Cormièr ; di tanti altri ne parla la tradizione ma non c’è documentazione certa.
Grande fu la venerazione che i pontefici riservarono a questa Immagine dipinta su di un’umile tegola; Le resero omaggio:
Paolo II, Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, San Pio V, Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X, Beato Innocenzo XI, Innocenzo XII, Clemente XI, Benedetto XIII, Clemente XIV, Pio VI, per il riscatto del quale tutto il tesoro della basilica viterbese fu consegnato a Napoleone, Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII.

Nel 1984, il 27 maggio, Giovanni Paolo II , nella sua visita a Viterbo, volle incoronare la Madonna e il Bambino dipinti su tegola nel lontano 1417.
Successivamente, nel 1986, ha proclamato la Madonna della Quercia Patrona della nuova diocesi di Viterbo, formata dall’unificazione di quelle di Viterbo, Tuscania, Montefiascone, Acquapendente e Bagnoregio.
Ancora oggi , la devozione verso la Vergine Santissima della Quercia è molto sentita; ogni anno, la seconda domenica di settembre, giorno in cui si commemorano i ” Benefici dalla Sacra Immagine della Beata Vergine della Quercia”, numerose città e paesi , con le loro confraternite, partecipano alla processione di ringraziamento, chiamata del ” Patto d’Amore “.
Il sindaco di Viterbo, a nome di tutti i partecipanti, tra i quali spicca la Confraternita della Madonna della Quercia dei Macellari di Roma, rinnova la consacrazione antica , fatta da tutto l’Alto Lazio nel lontano 1467.

Sono stati tanti i miracoli compiuti dalla Madonna della Quercia nel corso dei secoli :

L’anno 1488, il capitano Bastiano Helmi da Sovana fu guarito per intercessione della Madonna della Quercia da ferite mortali che alcuni nemici mortali gli avevano inferto aggredendolo fuori della città mentre“… diceva la Corona in memoria della Madonna della Cerqua…

L’anno 1502, Fabbiano di Dionisio da Gradoli, pescatore, aggredito e ferito mortalmente da un suo collega, si raccomandò alla Madonna della Quercia “…alla quale ogni sabbato offeriva una Corona con il digiuno…

L’anno 1514 , fagiani Horatio da Marino, vetturale, il quale”…per usanza non lasciava mai ogni giorno di dire il Rosario e mentre che stava in atto di dir la Corona per il viaggio di Roma…”,fu aggredito da un altro collega che gli tagliò quasi completamente le due mani. Raccomandandosi alla Madonna della Quercia fu completamente risanato per sua intercessione.

L’anno 1526, Francesco Berti da Canziano abitante alla Riccia,“… tornando dalla sua vigna con la Corona in mano del Rosario…”fu assalito da un suo nemico e ferito mortalmente alla testa.

Si raccomandò alla Madonna della Quercia e per sua intercessione fu completamente guarito.

L’anno 1543, Stefano Bianchi era partito da Orte per visitare la Madonna della Quercia“… recitando per strada a suo onore il Santissimo Rosario…”, quando arrivato al torrente di Chia fu assalito da un suo nemico e fu ferito a morte. Stefano si raccomandò alla Madonna della Quercia . Aiutato da alcuni di Bassano che passavano dalla stessa strada fu trasportato a casa dove miracolosamente guarì.

L’anno 1545, Rocco Lanzetta da Vitorchiano, “… il quale spesso recitava la Corona a honore della Madonna della Cerqua…”nel recarsi, a cavallo, da Palestrina a Roma, cadde dal ponte sul Nesio nelle acque del sottostante torrente e nella caduta la sua spada , uscita dal fodero, gli trapassò il petto da parte a parte.

Raccomandandosi alla Madonna della Quercia riuscì a sfilarsi la spada dal petto e raggiunta casa , guarì completamente.

Ma l’avvenimento più eclatante, che conferma centro di importanza nazionale e internazionale per la devozione mariana il Santuario della Madonna della Quercia, è la vittoria dei Cristiani sui Turchi nella battaglia di Lepanto, il 7 ottobre del 1571.

Cosi’ scrive il sacrestano maggiore Fra Tommaso Bandoni nel 1625:

“…Di Nostro Signore Pio Quinto per voto fatto alla Madonna della Quercia.

Sono tante e tali l’attioni et opere del glorioso mai abbastanza lodevole di felice memoria Pio Quinto che tra mille e cento mila stelle che rilucono nel bel cielo della sua santa vita una sola ne accennarò, che è quella della vittoria contra il turco nella guerra navale da quello fatta nel 1571.

Pare a me che lo possiamo assomigliare a quel sant’huomo di Simone Onia ,ecclles.ci < quasi flos rosarum edificavit domum , corroboravit templum, liberavit gentem suam à perdizione> , piglio solo questa metafora della rosa , lasciando l’altre; essendo egli stato frate di S. Domenico figlio del Santissimo Rosario devotissimo di quello , non parlo de sontuosi edifitii da lui fabbricate, di chiese, Collegij, monasterij, e luochi pij in Roma , e fuor di Roma ne tampoco dell’aiuti, e sostenimenti dati à S. Chiesa di bolle, ed ordinazioni per conservatione di quella, solo dico, che come fiore di rosa liberò la gente sua dalla servitù degl’infedeli con il mezzo della rosa, della Compagnia del SS.mo Rosario, che nell’istesso tempo, che i fratelli tenevano in mano le rose, et i Rosarij de Paternostri, e delle avemarie s’ottenne così gloriosa vittoria, e come saggio e prudente, come un altro Mardoccheo mandò la bella Esther Regina à chiede la vita, e salute del suo popolo, e questo fu, che l’Esther se li cangiò il viso, et il volto di color di rose: < ipsa autem colore roseo per fusa vultu>.

Veramente la Madonna Santissima della Quercia madre ancora del Santissimo Rosario devota particolare di questo santo Pontefice Pio Quinto, alla quale avendo fatto voto per la salute universale del mondo di volerla poi visitare, e portarvi ricchi doni dopo l’ottenuta vittoria, ecco che comparve questa bella Esther della Madonna della Quercia < colore roseo per fusa vultu > , avanti al suo santissimo Figlio, supplichevolmente ottenne la desiata vittoria à Pio Quinto; onde il Pontefice per riconoscere tanto benefitio mandò ai frati et alla chiesa un quadro, ove è stampata la vittoria navale, e sopra fece miniare una bella Madonna della Quercia, e di sotto pose l’arme sua dando speranza di voler egli stesso con la prima occasione venire in propria persona à visitare la detta Madonna, e portarvi doni convenienti della persona sua ma la morte repentina impedì il santo desiderio di questo glorioso Pontefice.

Pubblicato da Maximo De Marco

International Art Director Member tho UNESCO, Art Director GMG and Friends di Papa Francesco, SCrittore & Regista convertito.